Indice
- Introduzione
- Chi era Sant’Ignazio di Loyola
- Dalla ferita alla conversione
- Studi e Compagnia di Gesù
- Curiosità
- Scrupolosità religiosa: quando la fede diventa prigione
- Le ossessioni di Ignazio di Loyola
- Le compulsioni: riti e confessioni ripetute
- Le richieste di rassicurazione
- Il Circolo vizioso del DOC
- Quando la spiritualità anticipa la moderna psicoterapia
- Una lettura psicologica moderna
- Cosa possiamo imparare oggi
- Perché la storia di S. Ignazio parla anche a noi
- Contattami
- Riferimenti bibliografici
Introduzione
Oggi proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta di altri personaggi famosi del passato che hanno convissuto con il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Questa volta facciamo un salto nei primi anni del ‘500, in una cittadina spagnola dove nacque uno dei santi che ha cambiato la storia della Chiesa fondando l’Ordine dei Gesuiti: oggi parleremo di Sant’Ignazio di Loyola.
La sua biografia e le fonti a noi arrivate ci permettono di osservare come, già secoli fa, fosse possibile riconoscere le dinamiche che noi oggi considereremmo tipiche del DOC.
Proviamo a immaginare Ignazio, il cavaliere ferito a Pamplona (come vedremo tra poco) che, dopo la conversione, trascorreva ore e ore in confessione, tormentato dall’idea di non aver detto tutto o di non essersi pentito abbastanza. La mente di questo importante santo era spesso un campo di battaglia: da un lato il sincero desiderio di dedicarsi a Dio, dall’altro pensieri intrusivi e dubbi continui che lo spingevano a ripetere preghiere e confessioni senza mai trovare pace.
Molte persone che oggi soffrono di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) potrebbero riconoscersi in queste descrizioni. Nel linguaggio clinico moderno, questo quadro prende il nome di scrupolosità religiosa, un sottotipo di DOC in cui la fede diventa fonte di angoscia perché nulla sembra mai sufficiente per sentirsi “in regola” con Dio o con le proprie convinzioni religiose o morali.
Chi era Sant’Ignazio di Loyola
Ignazio nacque nel 1491 a Loyola, nei Paesi Baschi, in una famiglia nobile. Ultimo di tredici figli, rimase orfano della madre poco dopo la nascita e perse anche il padre a 15 anni.
Nel 1506, rimasto completamente senza genitori, fu accolto alla corte di Giovanni Velázquez de Cuéllar, tesoriere del Re di Spagna, dove ricevette un’educazione cavalleresca e religiosa. Qui spiccarono il suo coraggio nei tornei, la passione per la musica e l’eleganza nel ballo. Alla morte del suo protettore, a 26 anni, passò al servizio del duca di Nájera come gentiluomo e militare, distinguendosi per fama e vita mondana.
Nel 1521, ormai trentenne, durante l’assedio di Pamplona, una palla di cannone lo colpì gravemente alla gamba. Trasportato al castello di famiglia, affrontò cure dolorosissime e un lungo periodo di convalescenza. In quei mesi, tra dolori e notti insonni, cercava conforto nei romanzi cavallereschi, ma trovò solo libri sulla vita di Cristo e dei santi. Quelle letture, inizialmente accolte per noia, si trasformarono presto in una rivelazione. Scoprì che i sogni di gloria lo lasciavano vuoto, mentre immaginarsi sulle orme dei santi gli donava una pace nuova e duratura. Fu in quel letto di malattia che avvenne la sua conversione: da cavaliere delle armi Ignazio stava diventando cavaliere di Cristo.
Dalla ferita alla conversione
Guarito dalle ferite, Ignazio non tornò alla vita di corte. Nel 1522 intraprese un pellegrinaggio al santuario di Montserrat, dove, dopo una notte di preghiera davanti all’altare della Madonna, depose le sue vesti da cavaliere indicando alla società con questo gesto simbolico che abbandonava per sempre la vita mondana.
Studi e Compagnia di Gesù
Dopo l’esperienza di Montserrat, Ignazio si ritirò in Catalogna, dove trascorse quasi un anno tra austerità, digiuni e lunghe ore di meditazione. È in questo periodo che il Santo spagnolo maturò le intuizioni che avrebbero dato origine agli Esercizi Spirituali, il cuore della sua spiritualità. Tornato in Europa dopo un pellegrinaggio in Terra Santa, comprese che per servire meglio la Chiesa era necessario formarsi e studiare in modo approfondito. Intraprese così un percorso di studi in diverse città della Spagna per poi arrivare infine a Parigi. Fu proprio a Parigi che radunò i primi compagni che, insieme a lui, nel 1540 avrebbero fondato la Compagnia di Gesù (i cui seguaci sono detti Gesuiti), riconosciuta da papa Paolo III e destinata a diventare uno degli ordini religiosi più influenti della Chiesa cattolica.
Curiosità
💡 Sant’Ignazio di Loyola non è solo il fondatore dei Gesuiti: è anche patrono dei ritiri spirituali, dei militari, dei soldati feriti, della gioventù e della sua terra natale, i Paesi Baschi.
Scrupolosità religiosa: quando la fede diventa prigione
La scrupolosità religiosa è una forma di Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) in cui le ossessioni si concentrano sulla fede e sulla moralità. In questi casi, la religione, che per molti è una strada verso la serenità interiore, diventa invece un percorso pieno di ostacoli e tormenti.
Ogni istante è segnato da domande che tornano senza sosta con interrogativi come: “avrò peccato? avrò pregato abbastanza? avrò offeso Dio solo con un pensiero?”.
Chi soffre di scrupolosità religiosa spesso non riesce a trovare pace. Una preghiera o una confessione possono dare sollievo, ma dura solo pochi istanti, perché subito dopo arrivano nuovi dubbi, ancora più assillanti.
Non è semplice distinguere tra una fede autentica e la scrupolosità ossessiva. La differenza principale è che, nel DOC, la persona non trova mai pace: ogni preghiera o confessione porta sollievo solo per pochi istanti, per poi essere seguita da nuovi dubbi.
S. Ignazio non fu l’unico a confrontarsi con la scrupolosità religiosa. Anche Santa Teresa di Lisieux raccontava delle sue lotte interiori con pensieri intrusivi e dubbi costanti, e lo stesso Martin Lutero descriveva confessioni interminabili e un senso di colpa senza tregua. Questi esempi ci ricordano che la scrupolosità non è un fenomeno moderno, ma una realtà che ha attraversato i secoli, accompagnando la vita spirituale di molti credenti.
Le ossessioni di Ignazio di Loyola
Le testimonianze raccontano che Sant’Ignazio di Loyola fu perseguitato da pensieri intrusivi a contenuto religioso, spesso di tipo blasfemo, che percepiva come inaccettabili. Viveva nel timore costante di aver peccato o di non aver mai confessato tutto. Chi vive oggi con la scrupolosità religiosa può riconoscere bene questa dinamica dove un piccolo dettaglio diventa subito centrale, si amplifica e si trasforma in motivo di colpa.
Le compulsioni: riti e confessioni ripetute
Per difendersi da questi pensieri, Ignazio metteva in atto comportamenti che oggi chiameremmo compulsioni religiose. Si confessava più volte nello stesso giorno, ripetendo dettagli già detti. Pregava per ore e ore, arrivando a stare inginocchiato anche sette ore di fila o a svegliarsi a mezzanotte per recitare preghiere. Non smetteva mai di controllare le proprie azioni e i propri pensieri, come se fosse sempre alla ricerca di un peccato da confessare. Chi soffre di DOC conosce bene questa dinamica: i rituali/le compulsioni danno un sollievo temporaneo, ma poco dopo i dubbi riaffiorano e il ciclo ricomincia.
Le richieste di rassicurazione
Un altro tratto tipico del DOC è la ricerca continua di rassicurazioni, e Sant’Ignazio lo sperimentò in prima persona. Nei suoi confessori cercava la certezza assoluta: voleva essere sicuro di aver detto tutto, di non aver nascosto nulla, di aver mostrato piena sincerità durante le confessioni. Arrivò persino a desiderare che qualcuno gli imponesse una regola chiara: smettere di confessare i peccati passati. Ma non ebbe mai il coraggio di chiedere apertamente questo ordine. Quando finalmente un confessore gli impose quella regola, Ignazio cercò di rispettarla. Eppure i dubbi non cessarono. Ogni volta trovava nuove sfumature, nuovi particolari che giustificavano un’altra confessione. Così tornava al punto di partenza, intrappolato in un circolo vizioso che nessuna rassicurazione riusciva davvero a spezzare.
Il Circolo vizioso del DOC
Tutto questo creava in S. Ignazio di Loyola un circolo vizioso: più cercava di liberarsi da quei pensieri, più essi tornavano con forza. Le persone ai giorni nostri che presentano il DOC possono riconoscere immediatamente questa dinamica:
- Ossessioni → pensieri intrusivi (blasfemi, dubbi morali, paura di peccare)
- Compulsioni → confessioni ripetute, preghiere infinite, ricerca di rassicurazione.
Quando la spiritualità anticipa la moderna psicoterapia: Sant’Ignazio di Loyola precursore della psicoterapia contemporanea
In modo sorprendente, già nel Cinquecento Sant’Ignazio aveva intuito strategie che oggi trovano conferma nell’efficacia della psicoterapia moderna. Nelle sue regole per il discernimento parlava dell’“agere contra”, cioè dell’agire in direzione opposta rispetto all’impulso dettato dalle ossessioni. Questo principio richiama da vicino le tecniche moderne della terapia cognitivo-comportamentale, che aiutano la persona a non cedere alle compulsioni e a interrompere il circolo vizioso ossessione–ansia–compulsione. Anche se il suo linguaggio era spirituale e non clinico, le sue intuizioni mostrano come, già nel XVI secolo, qualcuno avesse colto la necessità di non obbedire automaticamente ai dettami della mente ossessiva.
Una lettura psicologica moderna
È importante sottolinearlo: non possiamo “diagnosticare” retroattivamente Sant’Ignazio di Loyola. Le categorie cliniche attuali non vanno applicate in modo meccanico al passato. Tuttavia, le sue descrizioni coincidono in modo impressionante con ciò che noi oggi chiamiamo Disturbo Ossessivo Compulsivo: pensieri intrusivi, senso di colpa, compulsioni religiose e richieste continue di rassicurazioni.
Cosa possiamo imparare oggi dalla vita di S. Ignazio
La storia di Sant’Ignazio di Loyola ci ricorda che anche le figure più spirituali e carismatiche non sono state immuni dalla sofferenza psicologica. Il Disturbo Ossessivo Compulsivo non è un segno di poca fede né di debolezza morale, ma una condizione clinica che può colpire chiunque, in ogni epoca e contesto. Sapere che santi e personaggi storici hanno vissuto lotte simili alle nostre ci aiuta a liberarci dal pregiudizio che ancora accompagna il disturbo, permettendoci di sentirci meno soli.
Proviamo per un attimo a metterci nei panni di Ignazio: pensieri blasfemi che irrompono all’improvviso nella mente, il dubbio costante di aver peccato, la lotta interiore vissuta da un uomo di grande fede, in cui il rapporto con Dio era il motore di ogni azione.
Eppure, nonostante ossessioni e compulsioni lo tormentassero, Ignazio riuscì a costruire un cammino che ha lasciato un’impronta enorme nella storia della Chiesa e della cultura. La sua vicenda ci consegna un insegnamento prezioso: il disturbo non definisce la persona. Dietro i pensieri intrusivi e i rituali ripetitivi può esserci sempre una vita capace di senso, valore e grandi realizzazioni. È ciò che accadde a Sant’Ignazio di Loyola, la cui forma di DOC non gli impedì di vivere un’esistenza piena e profondamente in linea con ciò che per lui contava davvero.
E forse viene spontaneo chiedersi: cosa sarebbe successo se Sant’Ignazio avesse avuto a disposizione gli strumenti della psicoterapia moderna? Se, anche senza alcun aiuto scientifico, fu capace di lasciare un segno così profondo e indelebile, possiamo solo immaginare quanto ancora avrebbe potuto realizzare con il sostegno della psicoterapia.
Perché la storia di S. Ignazio di Loyola parla anche a noi
La vicenda di Sant’Ignazio di Loyola mostra quanto la mente possa trasformarsi in una prigione, ma anche come, pur in mezzo alla sofferenza, sia possibile costruire qualcosa di grande. Il suo Disturbo Ossessivo Compulsivo non toglie nulla alla grandezza della fede, della santità e della persona di S. Ignazio di Loyola; al contrario, mette ancora più in luce la forza con cui seppe restare fedele a ciò che per lui era davvero importante e trasformare la fragilità in un’opera che ha segnato la storia.
Oggi, a differenza del XVI secolo, disponiamo di strumenti terapeutici efficaci per affrontare il DOC e la scrupolosità religiosa. Se queste parole ti risuonano familiari, sappi che non sei solo: chiedere aiuto e iniziare un percorso di psicoterapia può essere il primo passo verso una vita più libera e in sintonia con ciò che conta davvero per te.
👉 Se vuoi approfondire, puoi leggere altri articoli sul Disturbo Ossessivo Compulsivo nel blog FlessibilMente, oppure contattarmi per un percorso di psicoterapia online o nei miei studi a Lodi e Parma.
📚 Riferimenti bibliografici
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